Mancano all’appello oltre 83 miliardi tra tasse e contributi


Norme e Tributi

di Marco Mobili

I dati dell’ultimo aggiornamento della relazione annuale sull’evasione e sull’economia non osservata

3′ di lettura

La linea su cui si muove la politica fiscale del Governo per il prossimo triennio è sempre quella di una riduzione costante del tax gap, ossia la differenza tra quanto lo Stato si attende di incassare e quanto in realtà poi versano i contribuenti. Direttrice dettata dall’atto di indirizzo appena firmato da Giorgetti anche alla luce dell’ultimo aggiornamento della relazione annuale sull’evasione e sull’economia non osservata allegata alla Nadef, pubblicato il 2 gennaio sul sito del Dipartimento delle Finanze. E sulla base dei conti pubblici aggiornati all’autunno 2023 con i dati delle ultime rilevazioni dell’Istat emerge che tra tasse e contributi nel 2021 (ultimi dati analizzati) gli evasori hanno sottratto alle casse dello Stato 83,6 miliardi. Di questi 73,2 miliardi sono da attribuire a «mancate entrate tributarie» e 10,4 miliardi sono evasioni contributive.

Riduzione di 24 miliardi in cinque anni

Una montagna ancora molto alta da scalare ma nei cui confronti l’attività dell’amministrazione finanziaria resta pur sempre nel sentiero stretto della discesa del nero che chiede il governo. Rispetto al 2020 il tax gap scende di 2,7 miliardi (-3,1%), di cui 2,2 miliardi sono recuperi di tasse e imposte (-2,9% rispetto al 2020) e l’altro mezzo miliardo è recupero di contributi non versati (-4,3% rispetto al 2020). Comunque sia in cinque anni dal 2016 al 2021 il tax gap si è ridotto complessivamente di oltre 24 miliardi.

Secondo l’ultimo aggiornamento del Mef qualche frenata c’è stata. In particolare si segnala quella del gap Irpef che anziché scendere cresce di poco più di 2 miliardi: 100 milioni sono relativi a lavoratori in nero e i restanti 2 miliardi sono legati all’imposta dovuta da autonomi e imprese in regime di Flat Tax. Proseguono invece a scendere il gap Iva (-3,9 miliardi), quello legato agli affitti (-336 milioni) e all’Imu (-135 milioni). Restano sostanzialmente stabili, anche dopo l’aggiornamento del Mef, i differenziali tra tasse attese e quelle realmente incassate come Ires (+33 milioni), Irap (+86 milioni) e accise (+31 milioni).

In salita il gap legato a servizi professionali

I motivi dell’evasione e del sommerso, che dal 2016 al 2021 si è comunque ridotta di ben 24 miliardi, sono noti all’amministrazione. Si tratta soprattutto di sotto fatturazione del valore aggiunto e dell’impiego irregolare di lavoratori. Due componenti che nel 2021 generano, rispettivamente, il 52,6% e il 39,2% del valore aggiunto complessivo attribuito all’economia sommersa e che nel 2021 è stato registrato in ripresa fermandosi a 173,9 miliardi di euro, in aumento di 16,5 miliardi rispetto al 2020. La sua incidenza sul Pil si è mantenuta costante al 9,5%, 0,7 punti percentuali al di sotto di quanto registrato nel 2019 (10,2%).

Mance, affitti in nero e integrazione domanda offerta pesano ancora ma sempre più in misura meno significativa (8,3%). Mentre sui settori il Mef registra un calo importante di almeno 1,2 punti percentuali per settori ritenuti critici in termini di sommerso quali agricoltura, costruzioni, commercio, trasporti, alloggio e ristorazione. Di contro è registrato in salita il gap legato a servizi professionali, scientifici, tecnici e di supporto alle imprese (+1,2 punti percentuali).

Incrocio dei dati con l’Intelligenza artificiale

La strategia per continuare nella progressiva discesa del tax gap oltre alla compliance e al cambio di rotta nell’accertamento previsto dalla delega fiscale poggia anche sul ricorso all’intelligenza artificiale e all’incrocio dei dati. In particolare come indicato nell’atto di indirizzo di fine anno, pur rispettando le regole fissate dal garante della Privacy e i regolamenti comunitari sulla tutela dei dati personali, l’indicazione chiara è quella di sfruttare ampiamente le nuove tecnologie e gli strumenti di data analysis più avanzati che possono favorire l’acquisizione di informazioni rilevanti per effettuare controlli mirati da parte dell’amministrazione finanziaria.

Inoltre il recupero delle somme evasa guarda anche oltre frontiera e per fermare forme di evasione ed elusione poggia soprattutto all’attivazione e al potenziamento della cooperazione avanzata anche con le giurisdizioni terze pur sempre nel rispetto degli specifici accordi bilaterale o multilaterali sottoscritti dall’Italia.

Infine la riduzione del tax gap sarà attuata anche con il rafforzamento delle attività di contrasto delle operazioni illecite nel settore doganale, con particolare riguardo a quei fenomeni maggiormente pericolosi, come i casi di evasione totale dei dazi, delle accise e delle imposte, le frodi Iva all’importazione, attuate che sempre più spesso transitano su piattaforme digitali con le dichiarazioni di modico valore soprattutto nel settore dell’e-commerce.

  • Marco Mobili

    Vice caporedattore

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2024-01-03 15:45:00 ,

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